L'ingresso è libero.
Aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18. Visitabile fino al 12 marzo.
Per Piero Tarticchio, linee e scandagli
Questa mostra espone, per la prima volta, un nucleo di opere di Piero Tarticchio rappresentativo di varie fasi della sua traiettoria artistica, lunga circa 45 anni. Opere realizzate su diversi supporti, a rendere l’articolazione espressiva della produzione dell’artista.
Il lavoro di Tarticchio nasce, intorno alla metà degli anni Sessanta, con una predilezione verso il tema dei fossili, specie di pesci, come resti di un passato quasi insondabile e di forme di vita che nascono in ambiente e finiscono in un altro, traslando dall’acqua alla terra, che ne conserva, nei suoi reconditi anfratti, le vestige. Difficile non ravvisare in questi lavori – e in diversa maniera in altri successivi – una radice autobiografica, un ascolto alla storia individuale e collettiva di un popolo, quello giuliano e dalmata, sradicato dalle sue terre a seguito dei terribili fatti del 1943 e soprattutto del 1945, che spinsero all’esilio migliaia di civili italiani.
La matericità della pittura di questa fase, vicina ai modi della pittura informale, cede il passo negli anni Settanta a un segno estremamente pulito, purificato, preciso, di marca più grafica e frutto di una meditazione su alcune ricerche della pittura di quegli anni, non ultime alcune tendenze Pop. E tuttavia il rimando ai fossili torna in qualche lavoro e specie nelle texture delle opere su carta, meticolosamente lavorate a china o pennarello in tratti paralleli e incrociati come si trattasse di incisioni.
L’impressionante precisione del segno si leggerà chiaramente nella pittura, che lascia olio e tela soprattutto a favore di smalti e vernici sintetiche applicate su superfici metalliche. Sarà la stagione delle Ipotesi di piano, dove la razionalità cartesiana si confronta con la potenziale eversività del segno pittorico, e con alcune icone dell’arte come la Dama del Pollaiolo conservata al Museo Poldi Pezzoli, costruendo talvolta traiettorie che includono mappe e grafici, in un lavoro di costante e misurata stratificazione e classificazione.
La scrittura, usata per nominare, documentare o accennare, talvolta invece tramutata in parole prive di senso compiuto, come provenienti da una lingua ignota, avrà un ruolo non secondario nei dipinti di Tarticchio e nei suoi disegni (che l’autore definisce “grafie”), e si accompagnerà all’inclinazione entomologica e classificatoria che lo porta a descrivere visivamente non solo insetti ma anche altri animali, e soprattutto uccelli.
Nota biografica
Piero Tarticchio nasce a Gallesano (Pola) nel 1936, esule fin da ragazzo dalle terre istriane si forma artisticamente a Milano, e da molti anni vive a Milano 2. Sviluppa la sua ricerca artistica a partire dagli anni Sessanta, esponendo in Italia e in Europa, parallelamente alla sua attività di grafico e creativo nel campo della comunicazione visiva.
Giornalista – ha diretto per alcuni anni l’“Arena di Pola” – e scrittore, ha scritto numerosi libri di narrativa attenti alla memoria dell’Istria e della tragedia degli esuli giuliano-dalmati, pubblicati tra gli altri da Baldini e Castoldi e Mursia. Per Mursia è uscito nel 2022 il volume autobiografico Sono scesi i lupi dai monti.
Ha disegnato la stele del Monumento in ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata sito in Piazza della Repubblica a Milano, e dal Comune di Milano è stato insignito lo scorso 7 dicembre dell’Ambrogino d’oro, per i suoi meriti in campo civile e culturale.