In dettaglio

Il finalista al Premio Strega 2020 Jonathan Bazzi presenta il suo libro “Febbre” a Segrate, venerdì 11 settembre alle 18.30 al Centro Culturale Verdi – Via XXV Aprile. Per motivi si sicurezza sanitaria, l'ingresso è aperto su prenotazione, inviando una email a mr.turrini@comune.segrate.mi.it

Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out nei confronti della storia eccezionale di un ragazzo come tanti. Un esordio letterario atteso e potente.

Proposto per il Premio Strega 2020 da Teresa Ciabatti, “Febbre” è un romanzo che testimonia un presente che è già futuro prossimo. Questa è una storia del tempo nuovo: perché il fuoco è sorprendentemente altrove rispetto a dove è stato messo fin qui da letteratura e senso comune. Esula dai giudizi e sposta il baricentro sull’accettazione delle fragilità. Una lingua contaminata, a tratti interrotta, a tratti fluida, distorce, denuncia, svela, innalza e abbassa la soglia della gioia. Così il protagonista, creatura in divenire, non cerca un’identità, o almeno non nelle categorie esistenti, ma ne inventa una sua personale in cui si ama su internet (“usatemi per studiare il cuore del nuovo millennio, quello che prima s’innamora e poi ti vede in faccia”), in cui si può essere tutto, felicemente tutto: colto, balbuziente, emotivo, gay, ironico e anche sieropositivo. L’Orlando di Virginia Woolf qui si condensa, e trova realizzazione in pochi anni. Non servono più secoli.
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue.
Scopre di essere sieropositivo e da quel momento, accompagna il lettore indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.
 
Jonathan Bazzi è nato a Milano nel 1985. Cresciuto a Rozzano, estrema periferia sud della città, è laureato in Filosofia con una tesi sulla teologia simbolica in Edith Stein. Appassionato di tradizione letteraria femminile e questioni di genere, nel 2015 ha iniziato a collaborare con varie testate e magazine pubblicando articoli, racconti e personal essay. Alla fine del 2016 ha deciso di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo pubblicato da Gay.it (“Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”), diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Nel 2019 ha pubblicato “Febbre” (Fandango Libri), il suo primo romanzo, con il quale ha vinto il Libro dell’anno di Fahrenheit, Rai Radio3, il Premio Bagutta Opera Prima. I diritti cinematografici sono stati opzionati da Cross Production. “Febbre” è entrato nella sestina dei finalisti del Premio Strega 2020.

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